A Mantova Capitale Italiana della Cultura, Ute Lemper e Moni Ovadia propongono le canzoni scritte dai deportati nei Campi di concentramento, sulle quali è in uscita un film. Il Violino della Shoah torna a far sentire la sua voce.
La grande bellezza delle canzoni ritrovate nei Campi di concentramento viene cantata il 19 aprile ore 20.30 al Teatro Accademico del Bibiena da Ute Lemper e Moni Ovadia. Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016 è la prima tappa italiana di Songs for Eternity, dopo il debutto newyorkese. La serata ha un’anteprima a inviti, il 18, all’antica Sinagoga Norsa Torrazzo, una delle più attive in ambito culturale del territorio nazionale.
Da oltre trent’anni il musicista e musicologo Francesco Lotoro è impegnato nella ricerca delle composizioni provenienti dai luoghi di detenzione della Seconda Guerra Mondiale, scritte da deportati che spesso hanno concluso la loro esistenza nelle camere a gas. Ne ha raccolte finora 17mila, sui soli supporti che erano disponibili in quelle tremende condizioni: carta igienica, brandelli di sacchi di iuta, pezzi di tessuto, carta oleata. 5000 canzoni sono già state studiate e trascritte, riportando in vita un patrimonio di inestimabile valore, testimonianza dell’indomabilità dello spirito umano, per il quale la ricerca della bellezza è un bisogno primario e connaturato.
Ute Lemper, tedesca nata in Germania nel dopoguerra, considera una sua responsabilità etica testimoniare la storia dell’Olocausto e rendere omaggio alla cultura ebraica. Ad affiancarla, la voce narrante di Moni Ovadia, portavoce del teatro yiddish in Italia. Un gruppo di musicisti illustri accompagna i due interpreti: l’israeliano Daniel Hoffman, uno dei maggiori esperti di musica yiddish per violino; l’argentino Victor Villena al bandoneon; il clarinettista jazz Andrea Campanella; il contrabbassista Giuseppe Bassi e, al pianoforte, lo stesso Francesco Lotoro.
Protagonista della serata è il Violino della Shoa. Forgiato da un celebre liutaio parigino, lo strumento si trova attualmente custodito al Museo Civico di Cremona, dal quale esce in occasioni eccezionali per tornare a far sentire la sua splendida voce. La cassa armonica, che reca una stella di Davide intarsiata in madreperla, nasconde un cartiglio rievocante l’insegna del Campo di concentramento di Auschwitz e un pentagramma. Le note celano i numeri di matricola di un giovane ebreo italiano, Enzo Levy, deportato assieme alla sorella Eva Maria, violinista di 22 anni uccisasi contro una recinzione di filo spinato elettrificato, che è raffigurato sopra al rigo musicale.
Data l’importanza della ricerca, Francesco Lotoro il 20 aprile tiene due incontri al Conservatorio di Musica “Lucio Campiani” di Mantova, intervistato da Viviana Kasam, ideatrice e organizzatrice dell’evento assieme a Marilena Citelli Francese. Vengono proiettate alcune immagini tratte dal documentario “Il Maestro”, una coproduzione italo-francese diretta da Alexandre Valenti e incentrata sul lavoro di Lotoro, che uscirà nelle sale cinematografiche e in televisione a fine anno.